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L'Osteria Senz'Oste, un rifugio rurale affacciato sul Cartizze

Tra le colline di Valdobbiadene c’è un luogo magico dove il tempo si è fermato.
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Tra le colline di Valdobbiadene c’è un luogo magico dove il tempo si è fermato.
Incastonato tra le colline del Prosecco DOC, un antico casolare dell’800 affacciato sui vigneti è diventato un luogo iconico dove gustare cibi semplici, come in un rifugio fuori dal tempo. Nascosta tra i filari, a pochi passi dalla cantina di Col Vetoraz, “L’Osteria senz’Oste” si trova sulla linea del fronte della Grande Guerra, a 500 metri in linea d’aria dal Piave, ed è ispirata all’accoglienza genuina, ai pomeriggi tra amici davanti a un buon bicchiere di vino e ad una fetta di pane con il salame.

Dall’Oste che non c’è
L’idea è venuta nel 2005 a Cesare De Stefani che possedeva questo vecchio casale sempre aperto, dove andava con gli amici a mangiare e bere. Ogni tanto gli amici passavano e, non trovandolo, lasciavano un bigliettino sul tavolo, lamentandosi di non aver trovato nessuno spuntino. Così lui iniziò a lasciare una bottiglia, dei bicchieri e l’indicazione del valore con accanto un salvadanaio. L’idea non è piaciuta solo a quei famosi amici ma a tutte le persone che passavano di lì. La filosofia con la quale è nato questo posto è quella della fiducia: pagare il conto o approfittarne sta all’onestà dei viandanti.

Pic-nic con vista
Oggi, per ovvi motivi, all’Osteria senz’Oste tutto è confezionato e conservato in un frigo da cui i visitatori attingono come ad un self service. Ciò che rimane invariato è invece l’incanto del posto, dai camminamenti tutti intorno all’antico casale con le mura in pietra si può godere di una spettacolare vista a trecentosessanta gradi sui vigneti di Valdobbiadene e sedersi tra i filari per un pic-nic romantico.

Biglietti dal mondo
Secondo il suo fondatore, la presenza del padrone di casa modificherebbe le emozioni delle persone, ecco perché in questi anni ha sempre incoraggiato gli ospiti a comportarsi come a casa propria. E loro, per dimostrare la gratitudine di aver preservato un posto così lontano dalla frenesia cittadina, hanno lasciato tantissimi biglietti con brevi dediche da tutto il mondo: Argentina, Giappone, Regno Unito, Namibia. Oggi quelle dediche penzolano come nuvole dai muri della stanza interna dove c’è l’antico camino e il tavolo in legno, insieme a una moltitudine di oggetti lasciati come ricordo di un passaggio.

 

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