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Storia05 Marzo 2020

Francesco Baracca: i mille voli del cavallino rampante

L’ultimo volo di Francesco Baracca sul Montello e l’iconico cavallino rampante: storia di un mito che continua a far sognare.
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Il Montello è una collina che si erge silenziosa a vegliare il fiume Piave tra Montebelluna e Nervesa. Come soldati in file ordinate, i vigneti custodiscono per sempre i respiri di chi ha combattuto qui durante la Grande Guerra. Forse in certi giorni di quiete si può pensare agli aviatori chiusi nei loro stretti abitacoli, si può immaginarli librarsi nel cielo come libellule a giocare con la morte in un giorno d’estate. Francesco Baracca ha trent’anni quando sale per l’ultima volta sul suo biplano Spad per affrontare quella che gli storici chiameranno la “Battaglia del Solstizio”, un passaggio che per i mistici simboleggia il ritorno alla luce. Lui ha trentaquattro vittorie all’attivo, è un asso dell’aviazione italiana alla sua quarta missione della giornata. E’ stanco, è il 1918, l’ultimo – ma lui non può saperlo – terribile anno di guerra. Non sa nemmeno che quello sarà il suo ultimo volo, l’ultima volta che eviterà la contraerea nemica, che tenterà di battere gli Hawker Tempest, che volano al doppio della velocità e sono il frutto della migliore tecnologia austro-ungarica.

Il cielo sopra e quella collina sotto, uno scenario di guerra che poi, come tutti, diventerà un luogo di assoluta pace e profondo silenzio, un sacrario aperto per le stelle e per quelli che lì hanno smesso di combattere per sempre. Francesco Baracca era un campione di equitazione da ragazzo: è per questo che sulla fusoliera c’è un cavallino rampante nero. Lui sa bene come si combatte, è dotato di un’intelligenza tattica senza eguali e la sua tecnica di volo è perfetta; come evitare il nemico e come non lasciargli scampo. Ma quel giorno sul Montello un bagliore lo porta via per sempre e il suo corpo intatto che verrà ritrovato giorni dopo, su un versante della collina, avvolge il mistero della sua leggenda. Una piccola ferita sulla tempia, l’orologio fermo sulle 18.45, la fondina della pistola vuota. Un colpo nel buio.

Nessuno sa cosa sia accaduto veramente quella sera ma, esattamente come una fenice, dalle ceneri del suo velivolo, il cavallino rampante risorge grazie alla madre di Francesco, la Contessa Paolina de Biancoli, che affida lo stemma dell’indimenticato figlio a Enzo Ferrari. Nel 1932 il cavallino nero di Baracca compare per la prima volta sull’Alfa Romeo della scuderia Ferrari per ricominciare a volare e a vivere in altri mille sogni di velocità.

 

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